I nostri soci raccontano: Venezia e l'oriente, colore d’acqua

Cronaca di una gita a Venezia: Palazzo Mocenigo e la mostra “Katazome & Katagami, simbologia e decorazione dei tessuti in Giappone” di Anna Massari.


La curiosità riguardante la seta e il mondo artigiano che se ne occupa, mi porta ad indagare in questa direzione. I dati raccolti fin qui mi invitano ad aprire e a sbirciare in un’altra finestra, infatti la ricerca di informazioni sul mio filo viola continua e, dopo la visita al Filatoio di Carraglio, riprendo a raccogliere saperi sulla lavorazione della seta in Oriente, dove grande attenzione viene rivolta alla preparazione dei filati, degli intrecci, dei supporti, delle tinture donando così al tessuto preparato molteplici aspetti e consistenze. La seta si tinge con facilità, un gran numero di sfumature sono ottenute utilizzando  piante macerate con aceto di riso o ridotte, dopo l’essiccazione, in polvere finissima.


Si possono tingere i singoli fili oppure le stoffe già tessute, dipingere o tingere a riserva o ricamare.  Le varie lavorazioni consentono di ottenere tipologie di tessuto con molte varianti: compatto e pesante, drappeggiabile o  leggero e trasparente, per adattarsi agli abiti da usare nelle varie stagioni.
Lo splendore della Cultura Giapponese si rivela anche attraverso i gesti più umili degli artigiani,  che sono a tutti gli effetti degli artisti, i quali  intraprendono una “via” lunga e paziente per assimilare gesti e conoscenze tramandate da padre in figlio, gelosamente custodite. 
La ricerca sui tessuti avvicina all’Oriente la superba Venezia: attraverso le attività mercantili della Repubblica Marinara la seta entra in Europa come merce preziosa. Tessuti damascati,  velluti e taffetà veneziani si mescolano alle sete giapponesi e cinesi per vestire ricchi nobili e mercanti che ostentano la loro supremazia anche tramite sontuosi abiti.

Venezia è da sempre nel mio cuore, trovo la città bellissima sia a piedi  sia vista dall’acqua, con il sole o con la pioggia e per puro caso scopro che in un Palazzo Veneziano, recentemente restaurato e aperto al pubblico, sono in mostra permanente abiti e tessuti della  collezione Fondazione di Venezia Centro Studi di Storia del tessuto e del costume di Palazzo Mocenigo a cui è affiancata una mostra a tema che mi intriga. “Katazome & Katagami simbologia e decorazione dei tessuti in Giappone”: come resistere?


Con alcune amiche, comprato il biglietto del treno, si parte e si torna in giornata. Si arriva in un paio d’ore alla stazione S.Lucia e a piedi, su e giù dai ponti, in poco tempo eccoci a destinazione. 

Il Palazzo è una sorpresa: dalla strada non sembra essere diverso dagli altri che lo affiancano, anche se la famiglia Mocenigo ha dato a Venezia 7 Dogi, non si affaccia sul Canal Grande ma è un po’ arretrato, discreto. Dentro, salite al 1°piano, troviamo sale splendide, ben restaurate con mobili e suppellettili originali, giganteschi lampadari di Murano, tende e tappezzerie coordinate alle poltroncine dorate. 


Di sala in sala scopriamo un mondo passato, reso reale dalle istallazioni: manichini vestiti, la cabina armadio piena di panciotti con ricami elaborati. 


Anche la sala dei profumi è una bella sorpresa: le materie prime si possono annusare, alchimie personali per farsi riconoscere sotto le maschere ai gran balli. Pare che Napoleone si sia portato il tutto in Francia sottraendo a Venezia il primato dei profumi.



Debitamente impressionate scendiamo verso la White Room dove sono esposti alcuni kimono e molti esempi di matrici  katagami per la stampa dei tessuti. Molte le analogie tra matrici e stoffe pronte. 


Temi decorativi cari alla simbologia tradizionale, strumenti affilati per l’intaglio e un filmato che descrive il laborioso e complesso insieme di azioni per rendere la sottile carta giapponese Washi un supporto impermeabile e rigido, adatto all’intaglio e alla riserva per tingere.




Per nostra fortuna la mostra è corredata da interessanti pannelli esplicativi, quindi leggendo apprendiamo che i tessuti Katazome sono realizzati tramite matrici Katagami, attentamente preparate sovrapponendo 3 o 4 strati di carta ricavata dalla polpa del gelso, incollandoli tra loro con estratto di kaki acerbi. 


Una volta essiccati al sole assumono la tipica colorazione marrone per l’ossidazione dei tannini, poi diventano impermeabili tramite l’affumicazione, che dura 10 giorni. Riposano un anno e dopo la maturazione sono intagliati con precisione e accuratezza. Sovrapponendo 6-8 strati si ottengono più matrici identiche. Questa tecnica permette di ripetere più volte il disegno spostando la matrice lungo il tessuto dopo aver spalmato di pasta di riso la zona incisa. La tintura si fissa nelle aree non protette, si lascia asciugare e si lava via la riserva. Solo artigiani giapponesi possono imbarcarsi in questo lungo percorso!

Se vi capita di passare per Venezia la mostra a Palazzo Mocenigo resta aperta fino al 22 aprile 2018.

A.M.