La nostra biblioteca si presenta - febbraio 2018

Sezione Ikebana a cura di Maria Teresa Guglielmetti


Ikebana International, 2004-2005, Vol. 49, Issue 2
Questa prestigiosa rivista, diffusa in tutto il mondo, è l’organo ufficiale dell’omonima associazione culturale, senza fini di lucro, creata nel 1956 per unire i popoli nell’amore per l’ikebana e per la natura. La fondatrice, Ellen Gordon Allen, giunta in Giappone al seguito del marito, generale dell’esercito USA, si innamorò della cultura nipponica ed in particolare dell’ikebana, che praticò come insegnante della scuola Ohara. La rivista, quadrimestrale, è stampata a Tokyo in inglese, si occupa di ikebana, di botanica e di cultura giapponese. La nostra biblioteca dispone di una raccolta che, pur con diversi numeri mancanti, copre gli anni dal 1957 fino al 2014. 
Tempo fa la signora Annik Gendrot scrisse in una dedica: L’ikebana est un art difficile. Questa constatazione accomuna molti ikebanisti, ma espressa da una grande maestra diventa inopinabile.  L’ikebana richiede un impegno ed una dedizione che rischiano di diventare settoriali: lo studio approfondito degli stili di una determinata scuola porta all’esclusione delle altre, a volte anche solo per mancanza di tempo e di occasioni di confronto. Ikebana International permette di uscire da questi limiti angusti: ogni numero presenta le composizioni degli Iemoto e dei grandi maestri delle scuole principali riunite in due portfolio: uno, preceduto da una scheda botanica e di cultura generale dedicata al vegetale utilizzato in tutte le composizioni fotografate, l’altro con gli stili più significativi di ogni scuola.
Nel volume 49 di Ikebana International le informazioni di botanica sono eccezionalmente sostituite dalla presentazione della produzione del vetro in Giappone e le composizioni sono realizzate in contenitori di questo materiale. Un articolo passa in rassegna i maggiori esponenti giapponesi dell’arte del vetro, nata negli anni ’80 del ventesimo secolo e per la quale naturalmente non esistono ancora dinastie; prima di allora la fabbricazione di questo materiale, iniziata nel periodo Edo (1603-1867), si limitava ai ninnoli ed ai particolari smalti-vetro del cloisonné sino-giapponese per poi estendersi solo agli oggetti di uso quotidiano a partire dal Meiji (1868-1912).

Qui di seguito le opere di alcuni artisti presentati nella rivista: 

Le creazioni di Takahashi Shoji* restano nell’alveo della tradizione: il vetro a sinistra rimanda ai vasi in bronzo utilizzati già nel XII secolo per l’offerta rituale di fiori di loto a Buddha come illustrato nel Chojo Jinbutsu Giga. (1)  A destra ritroviamo la forma, gli effetti di colore e la trama dei vasi in grès wabi-sabi creati per il Tè.   


Ueno Yukio nella sua opera, a sinistra, ha giocato sul contrasto nero liscio, bianco striato, su rientranze e sporgenze, tagli, pieni e vuoti che confermano la sua formazione di scultore. Il vetro a destra di Sano Yoko, dai colori raffinati nella loro delicatezza, presenta un’interessante lavorazione di intaglio molto fine messo in risalto dalla parte liscia.  


Questa splendida creazione di Sano Takeshi, marito di Yoko, trasmette un senso di tranquilla profondità sia per l’uso di varie tonalità di azzurro, sia per la sua rotondità che rimanda alla tradizione coreana Chosōn delle Giare di luna (XVII sec.).


Dai vasi in vetro alle composizioni raccolte nel portfolio:

il Nageire (2) a sinistra della Kozanryu con Giacinti e Salal rispecchia fedelmente i principi di naturalezza nell’uso dei vegetali ai quali si ispira questa scuola. Il perfetto abbinamento per forma e colore dei materiali con il contenitore ha permesso la creazione di un ikebana molto poetico di grande raffinatezza ed eleganza.
A destra uno Stile libero della scuola Ryusei-Ha basato sull’armonia dei colori e delle superfici, realizzato con sole foglie di Dieffenbachia e Begonia Rex. La leggera colorazione del vetro intensifica le tonalità di verde della Dieffenbachia immersa creando sfumature differenti per due parti della medesima foglia. Il vaso e l’acqua attenuano la forza del colore rosso della begonia confermando così una composizione che gioca sulle sfumature e sulla morbidezza delle foglie e dell’elemento acqua.


Il Nageire a sinistra di Kamijo Kogetsu, Iemoto della scuola Shinpa Seizan, è composto con rami di Ribes, Lilium, Giunchiglie, Fiori di rapa, Asparagus miriocladus e legni. Il vaso di vetro colorato ad effetto muschio e licheni diventa parte di una fantasia primaverile. I legni sul vaso e alla base della composizione sono collegati e suggeriscono l’ambientazione nei pressi di un bosco.  A destra un Heika (3) Ohara del compianto Professor Izutani Hosen. Freycinetia multiflora, Viburnum furcatum e Lachenalia sono utilizzati in un ikebana libero estremamente dinamico: i rami di Freycinetia sembrano mossi dal vento come le pale di un mulino senza che questo tolga stabilità alla composizione che ha un forte centro ed è ben ancorata al vaso. Non solo i due rami a cascata di Freycinetia, ma anche il colore dei fiori di Viburnum, che richiamano la colata di vetro bianco, integrano perfettamente il vaso nella composizione.


Seguono due articoli:

Fiori per il Tokonoma, nel quale l’autrice, Margaret Price, in base alla sua esperienza personale, racconta come addobbare un Tokonoma con semplici fiori raccolti in natura.


Colori deliziosi è dedicato alla decorazione della carta con applicazioni in oro e con colori accostati in nuances, un’arte nata nel periodo Heian (794-1185) e ancora viva per opera del pittore Tanaka Yubi della tradizione Yamato-e (4) e della sua pronipote Onuki Hiroko, autrice dei seguenti lavori.


Tre recensioni di pubblicazioni dedicate alla cultura ed alle arti tradizionali chiudono ogni numero di Ikebana International.

*I nomi giapponesi sono scritti con il cognome che precede il nome. 

Note

(1) Questo titolo significa Caricature di animali ed esseri umani e denomina quattro rotoli del XII sec. appartenenti al tempio Kōzan-ji di Kyoto e dati in prestito al Museo Nazionale di Kyoto ed al Museo Nazionale di Tokyo.
(2) Tradotto letteralmente Nageire significa Gettato dentro. Si tratta di composizioni in vaso alto, che non seguono uno stile, e già realizzate agli inizi dell’arte dell’ikebana in vasi appesi a forma di barca ed in cestini come illustrati nel Sendenshō, opera di datazione incerta, ma sicuramente non posteriore al 1445 e nel Kaō irti no kadenshō  del 1486.
(3) Le composizioni in vaso alto della scuola Ohara sono chiamate Heika, anche quando non seguono uno stile, come in questo caso. 
(4) E’ l’arte pittorica sviluppatasi nel tardo periodo Heian e considerata lo stile classico giapponese.